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come vorremmo che fosse U.N.P.e.M.
23-03-2010, 12:26 PM (Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 26-04-2010 01:35 PM da Giovanni Bartolozzi.)
Messaggio: #4
RE: come vorremmo che fosse U.N.P.e.M.
Per informare i nostri lettori riguardo la nostra posizione nei riguardi di Unpem, a braccio e in sede consiliare, stiamo valutando cosa fare e cosa vorremmo da l'associazione.

Per adesso sono tutt'ora in discussione i seguenti punti:


Siamo tutti d'accordo sul fatto che essere una associazione regionale riconosciuta è già cosa molto importante.
E' però sensato pensare che appartenere ad un'associazione nazionale "utile e funzionale" può essere un vantaggio.



Visto lo scarso numero dei volontari partecipi, l'associazione dovrà essere più snella possibile e senza fronzoli dispersivi.

Quindi occorrono delle linee guida ben definite riguardo etica e scopi, in parte i seguenti:

E' ammesso, solo per realtà pregresse o in realizzazione, mantenere quelle zone che per i più disparati motivi hanno una gestione che non rispetta la naturalità dell'ambiente o le linee guida a seguito elencate. E' comunque auspicabile che in futuro, dette aree, possano essere modificate secondo le direttive elencate più avanti.

L'associazione è contraria al tesseramento obbligatorio al fine della fruizione di quello che altro non è che una risorsa pubblica.

L'associazione può richiedere il pagamento di un permesso di pesca per quelle zone ove lo stesso è giustificato da costi di varia natura, come monitoraggio ambientale, vigilanza e quant'altro concorra al raggiungimento degli scopi previsti dello statuto.


I tratti a prelievo zero sono giustificati solo quando una pratica diversa metta a repentaglio la sopravvivenza delle specie ittiche viventi, spopolando il corso d'acqua da tutte le taglie eccedenti la misura minima o massima pescabile ammessa. Il pesce contenuto dovrà necessariamente poter essere autosufficiente per il ripopolamento naturale e di numerica adeguata al corso d'acqua (di volta in volta stabilito da pareri scientifici).
Il no-kill assoluto è ammesso temporaneamente nei casi di riqualificazione ambientale monitorata. Potrà essere mantenuto nel tempo ove si presentino conclamate condizioni di delicato equilibrio ambientale (sbalzi di livello e di temperatura, piccoli riali e quant'altro concorra a una negativa ottimizzazione; potrà essere anche considerato come zona di protezione ambientale).
E' inteso che l'associazione si muove esclusivamente nella direzione della salvaguardia ambientale, conscia che ne il no kill ne il continuo ripopolamento siano pratiche corrette. In entrambi i casi, difatti, si assiste allo sconvolgimento delle abitudini alimentari del materiale ittico immesso o già presente.
La misura minima e massima e il numero di capi prelevabile sarà il risultato di inconfutabile studio scientifico considerando la necessità di mantenere in condizioni naturali l'autosufficienza riproduttiva della popolazione ittica e il mantenimento del numero naturale della fauna ittica.

Comprendendo che l'attuale situazione dei corsi d'aqua e specchi lacustri è altamente danneggiata ammette altresì, nelle zone compromesse, il ripopolamento purchè sia temporaneo ed eseguito per il raggiungimento degli scopi statuari. Tale pratica può essere ammessa solo se contemporaneamente viene promosso il ripristino ambientale, che il suddetto ripopolamento venga effettuato con materiale ittico certificato di qualità (le certificazioni saranno compito del csn) e da riproduttori (se presenti) prelevati nella stesso bacino idrografico. Promuove, ove se ne ravveda la necessità, la realizzazione di incubatoi di valle.

L'associazione è contraria all'immissione di fauna ittica alloctona, anche se non danneggia le specie ittiche presenti (protezione, mantenimento e ripristino della biodiversità).

L'associazione si potrà avvalere di consulenti esterni, quali biologi, ittiologi, ecc. purchè non siano in qualche modo riconducibili personalmente ad attività commerciali. Ad esempio, non esaustivo: soci, titolari o dipendenti di attività di pescicoltura, di riqualificazione ambientale ecc. ecc.

Per le zone ove per ecosostenibilità (per costruzioni di dighe, sbarramenti o quant'altro) sia cambiata la naturale condizione del corso d'acqua (l'emissario) a seguito di specifico studio potrà considerare la nuova situazione se meritevole di interesse (previo parere scientifico istituzionale, Provincia, Regione, Stato)

L'associazione promuove la propria immagine partecipando a convegni, comunicati stampa e quanto necessiti per una corretta informazione pubblica.

Cosa non deve fare l'associazione: occuparsi di settori satelliti, ossia:

No icsf o similari (almeno per i primi 5 anni di vita)
No SNL (se non come ente certificatore)
No CSN (se non come ente certificatore)

Perchè:
icsf è uno spreco di risorse per pochi interessati

No SNL, perchè questiona su tecniche che creano dissidi tra soci o potenziali soci. Meglio un ufficio che certifichi alcune scuole a svolgere corsi con programmi definiti e dettagliati con metodologia indicata dall'associazione.

No ad un CSN che faccia quel che gli dice il CDN in carica, il Comitato Scientifico può invece indicare gli ittiologi professionisti che non abbiano interessi privati con itticoltori, certifica in base a pareri di professionisti esterni l'itticoltura dalla quale può essere acquistato eventuale materiale ittico.


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PS.
visto che li stiamo discutendo per Unpem è fuori dubbio che i suddetti principi potranno valere anche per i soci del Coordinamento Toscano Pescatori con la Mosca.

Saluti, Giovanni Shy
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RE: come vorremmo che fosse U.N.P.e.M. - Giovanni Bartolozzi - 23-03-2010 12:26 PM

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